Annia - da Marano al fiume Stella

Fase 3

Quando la terra abbraccia il mare: Piancada , vecchia bilancia Ciprian, suddivisione dei gruppi scoperta del territorio in bicicletta da Piancada a Precenicco per carrarecce (fase orienteering) ed escursione in canoa dalla laguna di Marano alle foci del fiume Stella, per scoprire  vecchi siti romani di porti/approdi della  antica via Annia.

Reportage di Giada, Pamela e Paola

Escursione in canoa alla scoperta del delta del fiume Stella, passeggiata in bicicletta tra Piancada e Palazzolo: un esempio di turismo alternativo della riviera friulana nel rispetto dei ritmi della natura. Daniela Ciprian e la bilancia da Bepi.

24 maggio 2016: Impressioni da una giornata memorabile

Partiamo in bus da Udine con un tempo nuvoloso e una leggera pioggerellina, ma a mano a mano che ci avviciniamo al mare, il cielo si apre in grandi squarci di sereno. Superato l’abitato di Palazzolo il bus attraversa a fatica un dedalo di stradine. L’autista più volte cerca rassicurazione con la prof.ssa Paola sulla correttezza  della strada che stiamo percorrendo per arrivare a Piancada ed “alla bilancia”. Gli altri professori accompagnatori, lo sportivo Salvatore Failla e la letterata Paola Carboni, sono tranquilli e ammirano come noi il paesaggio, che è veramente particolare: la campagna, i cespugli, le cannucce dei fossi che si esprimono con tutte le gradazioni del verde dopo la pioggia. La strada si fa sempre più stretta e, ad un certo punto, termina in prossimità di  un’idrovora in località la fraida. L’autista non sa come fare per invertire la posizione della corriera e  predisporla per il ritorno. La prof.ssa Paola compreso “al volo” l’imbarazzo, con voce squillante esclama: “Scendo io a darle una mano per le manovre..” e, dopo un bel po’di avanti e indietro, finalmente il pullman trova la giusta posizione e noi possiamo scendere.

Fatti pochi passi a ridosso dell’argine, entriamo in una proprietà molto curata: un giardino dove troneggia una vecchia batèla, un’imbarcazione tipica della laguna, a fondo piatto, per superare anche le secche, con le murate diritte e la prua slanciata.

Un tempo queste imbarcazioni potevano andare anche a vela ed erano armate al terzo. La gamma cromatica delle vele adriatiche non era molto varia perché la disponibilità del numero di terre tintorie era poca e, oltre all’espressione artistica, conferivano alla vela una lunga durata. Le vele erano tessute in canapa, talvolta in lino e la colorazione le preservava dall’attacco delle muffe, le proteggeva dalle intemperie e le rendeva visibili in lontananza anche nella nebbia.

Queste imbarcazioni erano munite di due lunghissimi remi sia per remare che per spingersi sui bassi fondali lagunari.

La batèla sembra derivare da un’antenata leggermente più piccola e con prua tronca, già in uso al tempo dei romani d’Aquileia.