Annia - Canali - Pasolini

Mota Safon è una piccola isola, al confine fra le lagune di Grado e di Marano, vicino Porto Buso, ed è ormai conosciuta come “l'isola di Pasolini”, da quando, in occasione di una visita fatta in quei luoghi con l'amico pittore Giuseppe Zigaina (1968), si dice che il regista abbia esclamato: “qui ambienterò Medea”. Così fu. Ritornò l'anno seguente con la troupe per girare una parte di “Medea”. Quei luoghi furono trasformati dal regista di Casarsa, in soli venti giorni, in un palcoscenico a cielo aperto. L’avventura di “Medea” fu sostenuta dal produttore di “Teorema”, Franco Rossellini, e l’individuazione della laguna di Grado come sede delle riprese per l’evocazione della Colchide, fu certamente propiziata dall’amicizia fra Giuseppe Zigaina, artista di Cervignano del Friuli, e Pier Paolo Pasolini. Il grande pittore, infatti, avvicinò l’uomo di fiume Pasolini al paesaggio terracqueo di laguna e l’incantevole isolotto di Mota Safon, un ciuffo d’erbe con una capanna di canne e paglia, si profilò subito come l’approdo “naturale”per l’ambientazione del Film in cui, tra gli altri, trovarono un ruolo importante il campione del mondo Giuseppe Gentile, fra i protagonisti della spedizione azzurra alle Olimpiadi di Città del Messico e, nel ruolo di Medea, la “diva” Maria Callas, incarnazione di una sfolgorante femminilità.

Mota Safon è un unico "casone" (umile riparo dei pescatori, in legno e canne palustri, intessute secondo una tecnica antichissima) piantato in mezzo alla laguna, circondato dall'acqua, isolato e fuori dal mondo. Lo scrittore e regista qui era solito rilassarsi, dopo essere stato a fare un giro in barca. Sull’isolotto si fermava a leggere o a pensare, avvolto dal silenzio persistente e penetrante.

Pasolini se ne era innamorato così tanto da ritornarci ancora per diverse estati:scriveva: ”bisogna essere molto forti per amare la solitudine”.

Amava molto la laguna con le sue lingue di sabbia, le reti dei pescatori mollemente lasciate ad asciugare, così come amava la cittadina di Grado.

Aveva scritto: “Grado è a due passi, appena oltre Aquileia, oltre il nuovo sottile ponte, piatto tra le piatte isole, la piatta acqua lagunare. Il grigio-azzurro del suo cielo e il verde dei suoi alberi friulani, il vermiglio e il cobalto attutiti del suo porticciolo e l'oro dei capelli della sua gioventù, ne fanno un luogo dell'anima”.