A tu per tu con Ian McKinley
Il giorno 27 novembre alle ore 8:30 di mattina ci siamo recati, in compagnia della nostra classe e di altre sezioni del nostro istituto, al cinema Centrale di Udine per assistere al docu-film intitolato “Look Beyond”(“Lo sguardo oltre”), nel quale il famoso rugbista Ian McKinley, con i suoi familiari, racconta la sua storia e le difficoltà che ha affrontato per diventare il fuoriclasse che è oggi.
Ian nasce in Irlanda, più precisamente a Dublino, il 4 dicembre 1989 ed è il più piccolo di quattro fratelli. Da bambino risulta essere piuttosto grasso ma, nonostante ciò, è un amante dello sport e comincia a praticare il calcio e il rugby. Tra i due, però, si accorge di preferire nettamente il secondo.
Così, con il passare degli anni, grazie alla sua passione, alla determinazione, al duro lavoro e al talento diventa un ottimo mediano d’apertura prima a livello scolastico, poi provinciale, regionale e, meritatamente, nazionale. Infatti all’età di 19 anni firma il suo primo contratto da professionista con il Leister, squadra di altissimo livello, tanto che lui stesso lo paragona al “Barcellona del rugby”. Nei due anni successivi diventa un giocatore di fama mondiale, tuttavia un evento drammatico interromperà momentaneamente il suo cammino.
Sembrava una mattina come le altre, una forte pioggia cadeva sul suolo irlandese e il fratello maggiore di Ian, Philip, stava andando a fare il tifo per il suo fratellino.
Philip racconta un aneddoto divertente del loro passato, quando nei primi anni di vita, Ian non gli andava molto a genio poiché gli aveva rubato il titolo di fratello minore e le conseguenti attenzioni da parte di mamma e papà. Tuttavia nel giorno che cambierà la vita del talento irlandese, lui sarà lì e si rivelerà poi la persona più importante della sua vita.
Philip appena arriva allo stadio vede una mischia al centro del campo. Successivamente nota che il fratello è molto arrabbiato e che si sta coprendo l’occhio sinistro. Viene portato d’urgenza nell’ospedale più vicino dove arriva la tragica notizia: in seguito ad una tacchettata da parte di un avversario, il bulbo oculare del rugbista era esploso.
Dovrà sottoporsi ad un intervento che lo terrà lontano dai campi per un anno.
Sfortuna vuole che, al suo ritorno, un giocatore della squadra avversaria gli colpisca l’occhio col dito e ciò farà sì che un’infezione lo costringa a dover sottoporsi ad un secondo intervento, il quale lo porterà a non giocare per tanto, troppo tempo.
Passerà un totale di tre anni e quattro dolorose operazioni prima che il giovane riesca a tornare sui suoi amati terreni di gioco.
Ma proprio nel momento di massimo sconforto arriva un’opportunità insperata: la società Leonorso di Udine gli offre un posto da allenatore, che gli permette di riassaporare le sensazioni ed emozioni che provava prima del tragico avvenimento. Ian però non è totalmente soddisfatto della sua carriera da allenatore in quanto coltiva il sogno di tornare in campo come giocatore. Grazie a suo fratello Philip, inoltre, potrà ufficialmente tornare a giocare.
Infatti lui lotta affinché degli occhiali protettivi vengano ammessi nelle partite di rugby e l’Italia è il primo paese a firmare per consentirne l’uso (a differenza di Francia, Inghilterra ed Irlanda, che sono gli ultimi). Dopo un paio di anni nella squadra friulana passa alle Zebre, dove milita un anno per poi firmare con la Benetton Treviso, un’ottima squadra che lo farà tornare ad altissimi livelli e lo aiuterà a ricevere la convocazione in nazionale italiana.
La sceglie poiché reputa l’Italia una seconda casa, che gli ha dato la possibilità di tornare a praticare lo sport che ama, in quanto è stato il primo paese ad approvare l’utilizzo degli occhiali protettivi, e che gli ha offerto un incarico in una delle sue società (in questo caso la Leonorso).
Terminata la visione del film, a sorpresa, il campione Ian McKinley è apparso nella sala cinema con l’amico Luca Nunziata per parlare di sé, fare qualche approfondimento sulla sua vita e rispondere ad alcune nostre domande.
Ciò che ci è rimasto maggiormente da questa mattinata è la tenacia di questo ragazzo, uno sportivo esemplare che, a nostro parere, è un modello da seguire per ogni giovane atleta con un sogno nel cassetto.
L’insegnamento, inoltre, che abbiamo appreso è il fatto che la carriera di ogni sportivo, noi compresi, è caratterizzata da numerosi ostacoli e difficoltà che rischiano di buttarci giù.
È però in quei momenti che deve venire fuori la passione di ognuno di noi, quel fuoco che ci permette di rialzarci, lavorare ancora più duramente per migliorare e che insieme alla costanza e al crederci sempre, ci consentirà di raggiungere i nostri sogni.
Emma Morandini e Nicola Pucci, 3^C comm